– L’export dell’agroalimentare chiude il primo semestre con 22,1 miliardi di euro, con una crescita del 3,5% su base annua, rappresentando l’11% sulle vendite di beni e servizi totali dell’economia nazionale. E questo nonostante il blocco dei flussi. Lo fa sapere Ismea, nell’evidenziare anche il saldo positivo del commercio agroalimentare italiano con l’estero pari a 710 milioni di euro, contro il deficit di quasi 1,2 miliardi dello stesso periodo del 2019.

Un risultato non scontato che, come evidenzia Ismea, è frutto da una parte della forte crescita tendenziale delle esportazioni nei primi due mesi dell’anno (+10,8%) e la ripartenza di giugno (+3%); e dall’altra della flessione del 5,1% delle importazioni.

Secondo l’elaborazione Ismea dei dati Istat, dopo il calo di aprile (-1,5% rispetto allo stesso mese del 2019) e il tonfo di maggio (-10,2%), da giugno l’export agroalimentare è tornato ad aumentare, a dimostrazione delle doti anti cicliche del comparto.

Il contributo più consistente viene da cereali e derivati (+13,8%), ortaggi (+8,8%), frutta (+4,0%) e latte e derivati (+1,0%); al contrario il vino, pur rimanendo il secondo comparto produttivo più esportato, ha subito una flessione annua delle esportazioni del 4,1%. 


Con l’Ue come primo mercato di destinazione (64% delle esportazioni nazionali per 14,3 miliardi di euro), la Germania rimane il primo canale di sbocco (17,1% dell’export complessivo), seguita da Francia (11,3%) e Regno Unito (7,5%); segno meno solo per Spagna (-0,5%). Buono anche i mercati extra-Ue (+4,6% per 7,9 miliardi), con Giappone (+17,3% su base annua), Canada (+13,7%) e Cina (+13,3%). (ANSA).

FONTE ANSA