Esportazioni a +6% ma ancora meglio è andata sul mercato nazionale (+10%) , rispetto alla tendenza degli ultimi anni (-3%)

Ci sono segmenti dell’alimentare made in Italy che pandemia e lockdown hanno messo in seria difficoltà, come quelli più esposti sul canale della ristorazione. Ma ce ne sono altri che grazie invece all’accelerazione dei consumi domestici hanno vissuto un’annata positiva e in qualche caso invertito una tendenza che li vedeva esposti a un lento declino.
Settori che adesso si trovano nella condizione di dover immaginare, al di là del graduale ritorno agli stili di vita pre-Covid, come consolidare i buoni risultati messi a segno. Si tratta di prodotti che hanno nella grande distribuzione il proprio principale canale di sbocco, sono caratterizzati da una shelf life – ovvero di una durabilità – medio lunga e che in molti casi sono stati riscoperti dalle famiglie italiane nei prolungati soggiorni tra le mura domestiche.

È il caso delle conserve vegetali, un comparto centrale dell’alimentare made in Italy che registra un giro d’affari complessivo di oltre 6 miliardi di euro, 3 dei quali realizzati sui mercati esteri.

Boom di pomodoro e legumi

Il 60% circa di questo fatturato è sviluppato dal pomodoro e dai sughi a base di pomodoro, segmento che poi, all’interno del settore conserviero è anche quello più esposto sul canale horeca (circa il 30% delle conserve “rosse” sono vendute in ristoranti e soprattutto pizzerie), quello cioè a lungo rimasto chiuso o vincolato a orari ridotti.

L’altro 40% circa del panorama delle conserve vegetali made in Italy è legato ai legumi (che valgono circa 900 milioni di euro di giro d’affari) e infine le altre conserve che sono sottoli, sottaceti e marmellate (e che nel complesso valgono quasi 1,5 miliardi).

«Tutto il settore delle conserve diverse dal pomodoro ha messo a segno risultati molto interessanti – spiega il direttore dell’Anicav (l’associazione delle industrie conserviere italiane), Giovanni De Angelis -. L’ultimo dato relativo all’export parla di un +6% in valore. Ma ancora meglio è andata sul mercato nazionale dove ad esempio i legumi hanno trainato il comparto grazie a una crescita superiore al 10% in valore. Un dato che ha consentito di invertire la tendenza degli ultimi anni che vedeva un lento declino con una flessione media annua del -3% per il pomodoro e del -1% per le altre conserve»

«Anche le nostre aziende hanno registrato un leggero incremento di fatturato grazie al consumo casalingo – spiega Stefano Pucci responsabile dell’area sottoli e sottaceti di Unionfood -. Ancora non abbiamo i dati definitivi ma le stime sul giro d’affari 2020 parlano di un +2/3%. Tra le nostre produzioni hanno subito rallentamenti le conserve per condire il riso, piatto generalmente consumato nella convivialità, nelle gite fuori porta o al mare. Comportamenti che purtroppo lo scorso anno sono stati poco praticati. In genere gli italiani hanno riscoperto i prodotti che molto spesso utilizzano materie prime made in Italy e vantano le importanti proprietà salutistiche del mondo vegetale. Per il futuro punteremo sempre più sull’innovazione come le verdure precotte e pastorizzate dedicate a condire la pasta».

Un’opportunità da cogliere

Un settore quindi che ora ha la principale preoccupazione di provare a trasformare almeno una fetta dei positivi dati congiunturali 2020 in qualcosa di più duraturo. «Il consumatore nel corso della pandemia – ha aggiunto il direttore di Anicav, De Angelis – ha riscoperto i prodotti a shelf life lunga e siamo convinti che prima o poi tornerà a premiare i prodotti vegetali freschi. Ma alcuni aspetti positivi resteranno. Ad esempio il segmento delle conserve vegetali diverse dal pomodoro era abituato a vendere meno e peggio, mentre negli ultimi mesi ha registrato incrementi sia di quantità vendute che di fatturato e di marginalità. Aspetto che testimonia una nuova disponibilità dei consumatori a pagare di più questi prodotti. In ottica futura dovremo lavorare per valorizzare maggiormente le proprietà salutistiche delle conserve di pomodoro (ricche di antiossidanti) come dei legumi che potranno rappresentare in futuro un’alternativa sempre più valida alle proteine animali».

La sfida all’estero

Ma decisivo sarà anche il fronte dell’export. In questa ottica partirà nel prossimo marzo il progetto Nature’s pearls – legumes from Europe ideato proprio da Anicav e cofinanziato dall’Unione europea (nell’ambito del regolamento n. 1144/2014) con un budget di oltre 2 milioni di euro. Il progetto punterà alla promozione dei legumi italiani sui mercati degli Emirati Arabi e in Australia. «Puntiamo a incrementare l’export di legumi in scatola italiani – conclude De Angelis – favorendone la conoscenza presso i consumatori di quei paesi ma anche i buyer della ristorazione e della grande distribuzione puntando sulla qualità delle materie prime, sui benefici nutrizionali e sulla versatilità d’utilizzo in cucina rispetto ai legumi freschi o secchi».

FONTE: ANSA