Pandemia o meno, il Nord-Est rappresenta sempre un cardine dell’export nazionale. In termini di propensione all’esportazione (rapporto export/valore aggiunto) Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono state nel 2020, la seconda e la terza regione italiana – dopo l’Emilia-Romagna – per importanza delle esportazioni, con alcune aree provinciali che si segnalano non solo per i livelli di vendita ma anche per le peculiari tipologie di produzioni rispetto alla media nazionale.

È il caso di Vicenza (lavorazione del cuoio e gioielleria/bigiotteria), Belluno (strumenti e forniture medico/dentistiche) e Trieste (navi/imbarcazioni e apparecchi per le telecomunicazioni). In termini congiunturali, nei primi tre mesi del 2021 il Nord-Est è tornato sugli stessi livelli di vendite dell’analogo periodo del 2019 (+0,1%) nonostante il calo segnalato da tutte le produzioni più rilevanti ad eccezione dei mobili.

Spiccano in senso positivo le province autonome di Bolzano e Trento che hanno superato i valori osservati nel primo trimestre 2019 di quasi il 9%. Un export che ha tratto linfa da rinvigoriti rapporti commerciali che hanno riguardato specialmente le tipiche produzioni agricole permanenti – cresciute del 25% – e alcuni settori e a cui si aggiungono altre produzioni più squisitamente manifatturiere come le macchine di impiego generale. Sul fronte delle destinazioni, invece, molto interessante è stato l’incremento delle vendite verso la Francia (+13,5%) con paesi cosiddetti emergenti come Romania, Bulgaria, Messico che insieme hanno quasi raddoppiato gli acquisti nelle due province.

FONTE: ILSOLE24ORE