Dopo un 2020 alquanto difficoltoso, la moda maschile italiana vede un cambio di passo nel corso del 2021 e si prepara alla ripresa vera e propria per gli anni in arrivo, in particolare nel 2023.In base ai dati diffusi oggi da Sistema Moda Italia durante la conferenza di presentazione di Pitti Immagine Uomo edizione 101, il commercio con l’estero è tornato positivo.

Secondo gli ultimi dati Istat, da gennaio a luglio 2021 l’export del settore ha messo a segno un incremento del +16,4%, per un totale di oltre 3,8 miliardi di euro, mentre l’import è cresciuto del +1,7%, pari a 2,5 miliardi di euro.

”C’è una ri-crescita dell’export – dice Claudio Marenzi, presidente di Pitti – ma ci dobbiamo abituare a una schizofrenia del mercato anche nel 2022, credo che dal 2023 ci sarà una ripresa vera e propria”. In effetti sembra che il comparto moda faccia più fatica a ripartire. ”Anche l’industria italiana della moda ha seguito l’onda positiva della ripresa con una crescita del 19% del fatturato nei primi 8 mesi rispetto agli stessi mesi del 2020, non è però stata tra i settori industriali più dinamici – in media l’industria manifatturiera è cresciuta del 26% – spiega Marco Ricchetti, economista e advisor di Pitti per le previsioni economiche – e mentre alcuni settori hanno già recuperato appieno e in qualche caso superato i livelli di fatturato pre-Covid, il fatturato della moda resta ancora sotto i livelli pre-crisi di circa il 10%”.

Per quanto riguarda le esportazioni sono in crescita sia le aree Ue (+25,4%) sia quelle extra-Ue (+9,9%), tra queste gli Usa, guadagnando il +5,6%, mentre l’export verso la Cina cresce del +81,3%. Sempre in Asia, la Corea del Sud archivia un +37,1%.In controtendenza rispetto il Regno Unito: resta in territorio negativo e accusa una flessione non marginale pari al -27,7%.

Guardando ai prossimi mesi, le preoccupazioni riguardano due punti: la difficoltà delle reti della logistica internazionale e la forte crescita dei prezzi dell’energia. Ma bisogna considerare che il 2022 sarà un anno di consolidamento della crescita, in cui ”il fatturato potrà riavvicinarsi ai livelli pre-crisi” a condizione però, sottolinea l’economista, che la campagna vaccinale consenta di scongiurare arretramenti sulle politiche di apertura e un ritorno al clima cupo del 2020. (ANSA).