Oltre 700 incontri per le pmi italiane nel corso della Convention Mondiale delle 81 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) presenti in 58 Paesi del mondo organizzata da Assocamerestero e Unioncamere.

“In questo giro del mondo virtuale -spiega una nota- le piccole e medie imprese coinvolte sono state a contatto con opportunità di mercato, vincoli e prospettive nell’era post Covid che l’esperienza delle CCIE nel mondo ha messo a loro disposizione”.

Quasi la metà di queste imprese proveniva dal settore food and wine, seguito dai servizi, dalla moda/accessori, dalla meccanica, dal design/arredo, dal turismo, dall’ambiente e dal settore medicale. I Paesi per i quali le imprese hanno espresso maggiore interesse sono risultati, nell’ordine, USA, Germania, Francia, Danimarca, Russia, Canada, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti. L’iniziativa è stata organizzata da Assocamerestero – l’Associazione delle 81 CCIE e di Unioncamere – in collaborazione con PROMOS Italia.

“Il nostro export ha bisogno di essere sostenuto per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità che sono ben lontane dall’essere pienamente espresse“, spiega Domenico Mauriello, Segretario Generale di Assocamerestero . “Assistiamo infatti ad una forte richiesta di made in Italy da molte parti del mondo che non si riesce a colmare, soprattutto per la nostra strutturale carenza nell’e-commerce”, ha detto il segretario generale .

La pandemia da Covid-19 ci ha spinto certamente a sviluppare questo canale, ed ora dovremo approfittare di questa migliorata condizione per aumentare le cifre del nostro export che nel B2B è fermo attorno ai 130 miliardi l’anno, mentre per il B2C non superiamo i 15 miliardi per anno. Sono cifre – ha concluso Mauriello – che possono e devono essere ampliate, e il ruolo delle CCIE è centrale per orientare le nostre imprese a proporsi nel mondo.” (ANSA)