Le stime su dati Istat per il periodo gennaio-ottobre 2021 indicano una crescita delle esportazioni del 19,2% a otto miliardi, con segno positivo in tutte le categorie del segmento donna
Centosettanta appuntamenti in calendario, da oggi a lunedì 28 febbraio, per la settimana della moda donna di Milano, la maggior parte dei quali in presenza. In aggiunta, tre fiere in altrettanti luoghi della città: ieri a Rho si è aperta Lineapelle (con MipelLab), oggi tocca a Filo (filati di alta gamma) al centro congressi MiCo e domani apre White, che animerà la zona Tortona e che da quest’anno coinvolge gli spazi del Mudec, il museo delle culture che in passato ha ospitato varie mostre legate alla moda, dalla retrospettiva su Etro all’evento, molto recente, sugli abiti e l’estetica di Achille Lauro.
L’export torna a brillare
Una città e un sistema, il Tma (tessile-moda-accessorio) italiano, che ripartono: per la prima volta da due anni si torna a respirare quel clima di energia e fiducia che da sempre, prima del Covid, le settimane della moda (quattro all’anno) portano a Milano. Ma non è solo questione di sentiment, come dicono gli economisti, bensì di numeri: è ripartito l’indotto (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), con ristoranti, alberghi e servizi, dal catering agli allestitori di passerelle, showroom e stand fieristici. Soprattutto, è tornato a brillare l’export, come certificato dai dati di Sistema moda Italia (Smi), la componente più importante, in termini di fatturato e aziende, di Confindustria Moda. In particolare per il comparto donna – in vetrina in questi giorni a Milano – si intravede il ritorno ai livelli pre Covid.
Cina da record: insieme a Hong Kong è seconda solo alla Francia
Le stime su dati Istat per il periodo gennaio-ottobre 2021 indicano una crescita delle esportazioni del 19,2% a otto miliardi, con segno positivo in tutte le categorie del segmento donna: il record spetta alla maglieria (+25,3%), la percentuale minore, si fa per dire, riguarda la camiceria (+7,3%). L’andamento consente di superare lo stesso periodo del 2019 dello 0,3%. Il fatturato complessivo stimato dal Centro Studi di Confindustria Moda per l’intero 2021, trainato, appunto, dall’export, è di 13,5 miliardi, ancora sotto di tre punti rispetto al 2019 (14 miliardi), ma in maggior recupero rispetto all’uomo, che nel 2021 è cresciuto dell’11,9% rispetto al 2020, ma resta sotto il 2019 del 9,9%. A dare il contributo maggiore alla crescita della donna è stata, oltre all’Unione europea (+18,9% in media, con un picco del 23,6% per la Francia), la Cina, con un export a +63%. Se sommate a quelle verso Hong Kong (salite del 18,9%), le esportazioni verso la Cina, nel periodo gennaio-ottobre 2021, sfiorano il miliardo di euro e sono seconde solo a quelle verso la Francia.
Milano torna protagonista
Ci sono altri dati che vale la pena considerare, parlando di sentimento odierno e previsioni per l’intero anno per il Tma e che partono da un onesto confronto con le altre capitali della moda: Londra ha chiuso ieri una tornata ampiamente sbilanciata sul fronte digitale, con collezioni fatte, in gran parte, per strappare un post su Instagram, non ordini da parte dei buyer. Compratori, peraltro, che a Milano sono già arrivati da Europa, America e persino Russia, come confermato da Carlo Capasa, presidente della Camera della moda, l’associazione che organizza le fashion week. New York, che fino a una decina d’anni fa attraeva anche marchi italiani, in questa prima prova del 2022 è sembrata di fatto – sia detto, ben inteso, con dispiacere – irrilevante. Complice l’uscita lenta dal Covid di Manhattan, dove uffici, negozi e ristoranti restano semivuoti causa smartworking, New York non regge il confronto con Milano né con Parigi, che raccoglierà il testimone il 1° marzo e resta la settimana con la quale (sanamente) competere.(fonte Ansa)
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