Florovivaismo, export italiano vale 1 md di euro

Vale 1 miliardo di euro l’export di piante e fiori italiano, mentre la produzione nazionale costituisce il 15% della intera produzione comunitaria.

Anche se nel periodo marzo-aprile, a causa dei costi dell’energia conseguenti alla situazione internazionale sta provocando ripercussioni anche per il comparto con una flessione fino al 4% del fatturato e fino al 5% sull’export nel secondo biennio del 2022. In prospettiva, un’occasione unica di sviluppo del comparto arriva dai fondi europei per la forestazione urbana che il Pnrr ha quantificato in 330 milioni di euro, possibilità attivata con un bando pubblicato a marzo e con domande che dovranno essere presentate entro giugno.

È quanto emerso durante l’incontro ‘Il contributo del florovivaismo italiano agli obiettivi del Green new deal europeo’, organizzato oggi a Roma da Flormart, fiera internazionale del settore la cui 71°edizione si terrà a Padova dal 21 al 23 settembre prossimi, e che da quest’anno è allestita dal Gruppo Fiere di Parma.

Aderendo all’Agenda europea 2030 per il Green Deal “il florovivaismo – hanno sottolineato gli esperti – potrà dare un contributo rilevante alla forestazione urbana con l’obiettivo di contrastare il cambiamento climatico, aumentare lo stoccaggio di Co2, assorbire le polveri sottili e migliorare l’estetica delle città”.

Sotto il profilo economico è stato ricordato che il florovivaismo italiano esprime il 6% della intera produzione agricola nazionale, per un valore di 2,5 miliardi di euro e con 21.500 imprese operanti: 14 mila producono fiori e piante in vaso e 7.500 piante per il vivaismo. Gli analisti fanno presente che nei primi due mesi del 2022 il fatturato è stato positivo, in linea con il primo bimestre 2021, mentre nel periodo marzo-aprile si è avuta una flessione del 3-4 per cento.

Anche l’export ha fatto registrare, nel secondo bimestre 2022, una flessione – sostengono gli esperti – del 5%, con una domanda che proviene soprattutto da Olanda, Germania, Francia, Austria. È registrato infine un calo dell’export verso l’Europa meridionale e verso la Russia e l’Est europeo. (ANSA).

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