Dati dell’Unioncamere regionale

Continuano a crescere, le esportazioni emiliano-romagnole: nel secondo trimestre del 2022 sono risultate pari a 21.686 milioni, corrispondenti al 13,4% per cento dell’export nazionale, con un incremento del 15,8% in confronto allo stesso periodo del 2021 e del 30,2% rispetto all’identico trimestre del 2019, ultimo anno prima della pandemia da Covid 19.

E’ quanto emerge dai numeri dell’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna analizzando i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane.

Grazie a queste cifre l’Emilia-Romagna si è confermata come la seconda regione italiana preceduta dalla Lombardia (26,2%) e seguita dal Veneto (13,3%), dal Piemonte (9,2%) e dalla Toscana (8,3%) Guardando ai settori le esportazioni dell’agricoltura, sono aumentate del 10% , quelle dell’industria alimentare e delle bevande del 20,5% mentre le la moda ha fatto registrare un aumento del 19,6%.

In crescita del 14,5% l’industria del legno e del mobile; del 19,2% le industrie della chimica, farmaceutica e delle materie plastiche; del 18,3% le aziende della ceramica e vetro. Segno positivo anche per l’industria della metallurgia (+22,2%) e per le produttrici di apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+7,9%) .

    Quanto alle destinazioni le vendite sui mercati europei sono salite del 18,1% con la Germania a +11,6%, Francia a +15,6%, Spagna a +31,2%, Grecia a +28,7%, Polonia a +22,3%, Regno Unito a +17,8% e Svizzera a +25,4% mentre si registra un calo delle vendite verso la Russia del 25% determinato dalle sanzioni. Al di fuori dei mercati europei, la crescita sui mercati americani è stata del 22,2% con il mercato statunitense a avanzare del 22,1% quello messicano del 42,5% e quello brasiliano del 6,6%.

Le vendite sui mercati del Medio Oriente sono salite del 25,8% mentre sono arretrate del 10,9% sui mercati dell’Asia Orientale: in particolare le esportazioni verso la Cina, Hong Kong e Macao sono calate dell’8,2% e del 22,6% verso il Giappone. Crescita dell’11,6% infine sui mercati dell’Africa.