Sono i dati per i primi 10 mesi, con la produzione che quest’anno supererà il +10%. Secondo il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, le previsioni sono positive

L’industria farmaceutica chiuderà l’anno con un record assoluto delle esportazioni: il 2022 confermerà la crescita superiore al 44% del valore dell’export dei primi dieci mesi, con un saldo estero attivo per 6,7 miliardi di euro. Crescita a due cifre anche per la produzione che quest’anno supererà la soglia del +10%, in linea con il dato Istat relativo ai primi dieci mesi dell’anno (+10,7%). Partendo da questi dati, dagli ordini e dalle considerazioni delle imprese, il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, fa previsioni positive per i primi mesi del prossimo anno. Non si lascia però prendere da facili entusiasmi ed elenca i molti “ma”, soprattutto sul fronte regolatorio e dei prezzi che rischiano di minare la competitività del settore e l’attrattività del nostro paese per gli investitori esteri, in un momento in cui i paesi stanno rafforzando la spesa dei farmaci e ci sono aree emergenti, come la Penisola Arabica che, grazie alle loro risorse e alla flessibilità regolatoria, nei prossimi dieci anni, attrarranno le imprese e i migliori talenti.

L’incidenza dei costi sulla produzione

«A dicembre 2022 il prezzo del gas è tre volte superiore la media del 2021 e nel corso dell’anno ci sono stati picchi di aumento del 600%. A questo si aggiunge il fatto che per i principi attivi il nostro paese dipende per il 75% dal far east, da Cina e India in particolare. Un quadro che non facilita gli approvvigionamenti, soprattutto in questa fase.

L’aumento dei costi di tutti i fattori della produzione e le difficoltà negli approvvigionamenti generano significative difficoltà a produrre per il 20% dei volumi». Nelle scorse settimane abbiamo visto scarseggiare una serie di farmaci come per esempio gli antinfiammatori, gli antipiretici, gli antipertensivi, i diuretici, gli antibiotici di cui c’è stato un incremento forte della domanda per via degli alti livelli che hanno avuto la circolazione di influenza e Covid.

Il fronte regolatorio da semplificare

In Italia c’è da sempre un tema di regole su cui per Farmindustria è necessario agire con un’ottica nuova, partendo dal presupposto che «i farmaci sono un investimento per i benefici diretti e indiretti che possono generare – sostiene Cattani -. Per questo non vi possono essere continui tagli con revisione dei prezzi e dei prontuari terapeutici perché così si mina la sostenibilità produttiva delle aziende in un settore dove c’è una competizione globale molto forte che fa sì che la domanda di principi attivi sia molto alta.

 Peraltro non va trascurato il fatto che noi paghiamo gli ingredienti attivi in dollari con un effetto detrimentale del cambio che va ad aggiungersi all’inflazione». Un tema, quello dei principi attivi, che va ad aggiungersi a quello degli imballaggi dei farmaci, ossia carta, plastica e alluminio e del waste packaging. «La proposta di legislazione che vorrebbe portare dal riciclo al riuso è folle. I nostri associati stanno facendo investimenti sui macchinari e deve essere chiaro quali sono necessari.

 Per il riuso o il riciclo? Chiediamo di mantenere la legislazione attuale, la direttrice principale deve essere quella del riciclo dove abbiamo aziende leader nella produzione di macchinari e tecnologie per imballaggi – continua Cattani -. Sono temi complessi che richiedono una visione alta e strategica del Governo per tutelare gli interessi del paese per continuare a garantire salute e sviluppo. Dopo anni di sostanziale immobilismo servono riforme importanti che mettano la salute in una posizione strategica, alzando il livello degli investimenti su questo settore».

L’Italia fabbrica farmaceutica d’Europa

L’Italia è il primo produttore di farmaci in Europa con un valore della produzione di 34,5 miliardi di euro nel 2021. Farmindustria si aspetta un andamento che possa confermare il trend di crescita della produzione del 2022, ossia oltre il 10% in più. Stiamo quindi parlando di un valore di 37 miliardi di euro.

La crescita risulta abbastanza diffusa a tutti i territori a maggiore presenza farmaceutica, con picchi superiori alla media in molte province, come per esempio Ascoli Piceno, Parma, Latina, Siena, Monza, L’Aquila, Rieti, Ancona, Brindisi e Pisa. Le regioni dove si registra il maggiore fermento sono le Marche, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia, l’Abruzzo, la Puglia, la Toscana.

Le competenze

Soffermandoci sul valore del settore farmaceutico, le competenze sono sicuramente da considerare un fattore centrale che «vogliamo evidenziare al Governo – spiega Cattani -. Il nostro è un settore leader sia nell’innovazione sia nella produzione che viene svolta soltanto con 67mila persone, di cui il 90% sono laureati e diplomati e un equilibrio di genere con le donne al 43% del totale.

Gli ordini e la produzione traineranno anche il trend positivo dell’occupazione che in 5 anni (2016-2021) è cresciuta dell’8,6%. Anche per questo il Governo deve prestare attenzione al settore, per via del suo posizionamento strategico».

Competitività e attrattività

Ci sono una serie di difficoltà con cui ci dobbiamo misurare: si tratta di difficoltà regolatorie che hanno un impatto sulle dinamiche del paese ma che possono condizionare anche il valore dell’export, l’attrattività degli investimenti, l’innovazione. Per questo dice Cattani, «bisogna potenziare i contratti di sviluppo per sostenere il manufacturing verso i farmaci più innovativi.

In Italia è 14 mesi il tempo medio prima che il farmaco venga rimborsato da Aifa. Non mancano altri paesi dove si registrano tempi lunghi, ma se prendiamo la Germania, per esempio, questo tempo è 2 mesi.

A questo dobbiamo poi aggiungere che il prezzo medio è il più basso d’Europa e che abbiamo anche accessi regionali che complicano il quadro perché le regioni sono 21 e questo crea un rallentamento tra i 4 e i 16 mesi. Si arriva così all’annoso tema del payback e di un sistema di governance e finanziamento della spesa farmaceutica che è inadeguato rispetto ai fabbisogno reali.

È necessario arrivare a una trasformazione strutturale per mettere più risorse sui farmaci e per superare il payback che pesa per un miliardo e 300 milioni. Noi abbiamo 800 milioni di avanzo nella spesa convenzionata e finisce che le risorse vanno a finanziare altri capitoli di spesa delle regioni. Il payback è un meccanismo superato».

La cabina di regia

L’auspicio di Farmindustria è che si arrivi a una cabina di regia strategica del settore che “possa legare le regole della salute agli impatti sulla filiera farmaceutica in ottica strategica e di superamento del payback, oltre che di incremento delle risorse pubbliche sui farmaci per essere competitivi nel medio e lungo termine.

Il caso della ricerca clinica

Un esempio delle nostre difficoltà regolatorie è dato «dall’attesa del recepimento di 3 decreti legati al nuovo regolamento europeo per la ricerca clinica del 2014 che sarà effettivo dal 31 gennaio dell’anno prossimo – racconta Cattani -. Siamo l’unico paese europeo a non averlo recepito e questo pesa sul diritto dei cittadini a curarsi. Le nostre aziende investono in ricerca 1,7 miliardi di euro all’anno, di cui 700 milioni in ricerca clinica. Oltre che a garantire un diritto dei cittadini, questo è un grande beneficio per il sistema. Ogni euro investito in ricerca clinica genera infatti 3 euro di benefici. Servono regole nuove e riforme nella ricerca clinica che sostengano l’industria farmaceutica». (fonte: ilsole24ore)