Il settore dovrebbe raggiungere un fatturato di 14 miliardi di euro in aumento del 7,1% con export a + 9,5%

Sarà un anno da record, il 2023, per l’industria cosmetica che ha archiviato il 2022 con risultati superiori al periodo pre-Covid. Il settore dunque continua a guadagnare terreno nonostante nuove difficoltà – dalle incertezze inflattive alle tensioni geopolitiche con la guerra in Ucraina, fino ai rincari energetici e crisi della supply chain – si siano affacciate all’orizzonte, mettendo a dura prova l’intera economia mondiale. E si dimostra, come sempre, resiliente e aciclico grazie anche alla capacità di reazione che caratterizza le sue aziende che continuano a investire – mediamente il 7% del fatturato in ricerca e sviluppo: il doppio della media nazionale del manifatturiero – anche in tempi di crisi.

Dopo aver archiviato il 2022 con un fatturato di oltre 13 miliardi di euro, in crescita non solo rispetto al 2021 (+10,7%), ma anche rispetto al periodo prepandemico (+8,3% sul 2019), Cosmetica Italia, l’associazione di categoria, stima per quest’anno un ulteriore incremento dei ricavi dell’industria del 7,1% a quota 14 miliardi di euro. Traino di questo andamento positivo sono le esportazioni: alla fine dell’anno appena concluso si sono approssimate attorno ai 5,6 miliardi di euro – il valore più alto degli ultimi vent’anni – in aumento del 15,2% rispetto al 2021 superando i livelli prepandemia come dimostra l’incremento del 12,1% rispetto al 2019 e con una stima di un ulteriore rimbalzo del 9,5% nel 2023.

Principali importatori

Primo importatore di cosmetici italiani sono gli Stati Uniti – grazie all’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro – che, con un valore di 330 milioni in aumento del 44,1% (nel primo semestre 2022), hanno scalzato dalla prima posizione la Francia, importatore storico da 297 milioni (+13,6%). Al terzo posto la Germania (231 milioni) che, però, ha ceduto lo 0,6%, seguita da Spagna (162 milioni, +26,2%), Paesi Bassi (143 milioni, +26,6%), Regno Unito (141 milioni, +16,3%), Polonia (115 milioni, +32,6%). Più alto di tutti il recupero della Cina salita dell’85,9% con 80 milioni, posizionandosi al decimo posto della classifica dei Paesi importatori di bellezza made in Italy, seguito dal +54,6% degli Emirati Arabi, ottavi con 113 milioni. In netto calo (-30,4%), invece, Hong Kong, nono con 108 milioni e penalizzato da effetti pandemici protratti.

Le destinazioni strategiche del futuro sembrano essere quelle extra-europee che acquistano sempre più peso sull’export cosmetico italiano totale nel mondo: nell’arco di venti anni hanno guadagnato quasi dieci punti percentuali e sono passate dal 30% nel 2001 a oltre il 39% nei primi sei mesi del 2022. Tra gli sbocchi più interessanti ci sono il cosiddetto Asean e l’India: quest’ultima è il sesto Paese per consumo di cosmetici a livello mondiale con un valore di quasi 12 miliardi di euro e negli ultimi dieci anni la crescita degli acquisti è più che raddoppiata.

Quanto al Sud Est asiatico – a Bangkok a settembre si è svolta la prima edizione di Cosmoprof Cbe Asean – l’export cosmetico italiano verso quest’area supera i 76 milioni. Un valore che ha registrato una ripresa di quasi due punti percentuali nel 2021, dopo la marcata contrazione del 2020 a seguito della pandemia. All’interno di questo mercato, che comprende Birmania, Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Singapore, Tailandia e Vietnam, Singapore si attesta come principale destinazione con oltre 54 milioni di euro (oltre +4%); seguono Vietnam (8 milioni di euro) e Malesia (4,5 milioni di euro). Seppur marginali in termini di peso a valore (entrambe con 3,7 milioni di euro), risultano interessanti in termini di dinamiche di crescita Indonesia e Thailandia: la domanda di cosmetici made in Italy in questi Paesi è rispettivamente cresciuta del 16,6% e del 18,6 per cento. In particolare, per quanto riguarda la Thailandia occorre considerare che si tratta del polo produttivo beauty più importante nel Sud Est asiatico e può essere considerata l’accesso al mercato Asean. Tra i prodotti italiani più importati, la profumeria alcolica risulta in testa con una concentrazione di quasi il 60%, seguita dai prodotti per capelli (pari al 19% del totale per un valore di 14,6 milioni) e dai cosmetici per la cura del viso e del corpo (15% del totale pari a 11,4 milioni). (fonte ilsole24ore)