Vale oltre 17 miliardi di euro il comparto Vini, Spiriti e Aceti che nel 2022 ha esportato per oltre 9 miliardi di euro, pari al 22% del totale delle vendite del Food & Beverage del Paese, con 2.300 imprese e 30 mila occupati, senza considerare l’indotto.
E’ la fotografia scattata dall’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e Tradelab, nel ripercorrere un andamento caratterizzato da fattori di discontinuità causati dal repentino aumento dei costi di produzione, di trasporto e dell’inflazione. “Abbiamo chiuso un 2022 in crescita nei valori delle esportazioni, con una buona ripresa dei consumi fuori casa anche per effetto delle riaperture post pandemia – commenta la presidente Federvini Micaela Pallini – ma con un andamento preoccupante sul canale Gdo del mercato interno, dove a soffrire sono stati soprattutto i prodotti premium”.
Quanto alle previsioni per il 2023, secondo Pallini, non sono incoraggianti, “da un lato il mercato interno è segnato da alti valori di inflazione e bassa crescita del Pil e dall’altro subiamo un attacco senza precedenti alla reputazione dei nostri settori; una tendenza a non distinguere tra consumo e abuso di alcol, disconoscendo che uno consapevole e moderato è compatibile con uno stile di vita e una dieta equilibrati, come l’Italia dimostra meglio di qualsiasi altro paese al mondo”.
Positive le vendite all’estero dei vini in Regno Unito (+51,4%), Giappone (+25,1%), Canada (+17,9%) e Australia (+17,4%) e poi Stati Uniti (+15,6%) e Francia (+15%). Salgono anche gli spirits che nel periodo gennaio-ottobre 2022 segnano +29% rispetto allo stesso periodo del 2021, un settore trainato dalla Grappa (+23%). Le performance migliori si registrano negli Stati Uniti dove la categoria liquori registra +38% e in Germania dove la Grappa risulta la più richiesta +33%. Positivo anche l’export degli aceti, in salita negli Stati Uniti (+30%), in Germania (+18%) e nel Regno Unito (+7%). (ANSA)
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