Le pmi della manifattura “contribuiscono all’export complessivo del settore per una quota pari al 48,3% del totale (14,9% le piccole imprese, 33,4% le medie imprese)”.

Stando ai dati Eurostat per il 2020 (che non coincidono esattamente con quelli Istat), infatti, “il 51,2% delle esportazioni manifatturiere italiane sono realizzate da imprese piccole e medie.

Grazie alle vendite all’estero realizzate dalle pmi, l’Italia è la seconda economia europea per esportazioni manifatturiere dopo la Germania”. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Export 2023 di Cna.


    L’aggregato di micro e piccole imprese “occupa più di un milione di addetti e realizza un valore delle esportazioni corrispondente al 20% circa dell’export manifatturiero italiano e al 14,9% dell’export manifatturiero. Allargando lo sguardo alla totalità delle pmi il contributo all’export manifatturiero si avvicina alla metà del totale nazionale”.
    Attualmente in Italia sono circa 112 mila le imprese che realizzano almeno una parte del loro fatturato all’estero.
    Da tanti anni le esportazioni rappresentano l’aggregato di contabilità nazionale “più dinamico, capace di trainare l’economia italiana sopperendo alla cronica debolezza della domanda interna”. A fine 2022 le esportazioni italiane “registravano il recupero più corposo superando i livelli pre-pandemia di quasi otto punti percentuali (7,9%): un caso unico tra le grandi economie europee”.


    La gran parte delle piccole imprese che vendono all’estero è impegnata nelle famose “4 A” del Made in Italy (abbigliamento e moda, alimentari e bevande, arredo casa e automazione-meccanica). Ad esempio, le imprese con meno di 50 addetti realizzano il 40,6% del fatturato estero italiano nel comparto del legno, il 31,8% nel tessile, il 22,0% nell’abbigliamento e nell’alimentare. (ANSA).